Poetry

Percorsi e parole

Augusto Galli

Dieci anni in poesia

2024 – Fino al tramonto

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PERIFERIE

……………

Niente soldi, schifo totale

viviamo confinati dentro al ghetto, cani morti,

immondizia tanta.

Volete che facciamo una

canzone?

Voi la chiamate rap

noi soltanto rabbia,

qui non ci sono scuole, il verde delle aiuole

l’ha bevuto il gelo

tanta immondizia nessuno la raccoglie.

Volete una canzone?

Non venite qua dentro, vi facciamo a pezzi, siete soltanto

scemi occidentali,

ora sentite come vi parliamo

siete maiali, vi faremo fuori!

Non ci mandate i vostri sbirri

abbiamo dei paletti, dei coltelli,

se li mandate non restate interi,

siete la nostra rabbia, vi gusta la canzone?

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ALLA FINESTRA

……………

Voglio tastare le tue braccia, il tuo collo

per essere sicura che mi ascolti

rientri dal lavoro

sempre stessa finestra

puoi vedere soltanto quel lampione

un quadrato di mondo

sempre uguale. Devi vivere

invece di sognare,

devi camminare, le stagioni cambiano,

prima verde poi oro bruno infine bianco

accecante.

Perdi i tuoi giorni,

fuori la finestra

quadro di mondo sempre uguale

al tramonto li prende

annega il tuo spazio interiore.

Ricorda,

vivere è una corda di ore.

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CONTRASTO NATURALE

……………

Farfalle, punti neri sulle ali

nella luce del tardo pomeriggio.

Il mondo visibile si accende

stormire di foglie, odore dall’erba,

cicale essenziali,

poi tutto scompare. Un nuvolone

assale campi innocenti

li spaventa.

La pianta dei fichi si nasconde, cavalieri rombanti

spaccano fulmini sopra il mondo curvo,

suono liturgico prepara la resa del giorno

un fumo di legna urtica l’aria,

l’assorbe,

rosso fuoco brucia pensieri immaturi

lascia graffi nell’anima.

La gobba della luna

affaccia pensierosa

chiede alla pianta della vite il segreto

per restare giovane.

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CIELO DI BARATTOLI

……………

Spuma di marciapiedi

tutto questo cemento sullo stomaco,

dov’è la mia città?

Polmoni verdi e la piazza centrale

trascorsi alla memoria. Niente

passaggi rastremano le case, solo strade

come nastri stravolgono lo spazio

e le botteghe che mandavano odori,

saponi e baccalà, scomparse nel banale. Finestre basse

si specchiano nel mare, succhiano ciò che resta

di reti e saporiti granchi, ma le angurie spaccate

a metà

sopra stecche di ghiaccio sono appena un riflesso

nella faccia del bar che strilla rosso e verde.

Un cielo di barattoli preme su tetti stressati dalla pioggia,

la vecchia cattedrale ha le ginocchia stanche.

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OTTOBRE IN CHIAROSCURO

……………

Oggi la nebbia

combatte con il sole, forse vince,

una malinconia ci assale che rimanda indietro

alle stanze del tempo.

Nessuno che ritorni sui suoi passi, dia conforto,

questo paesaggio che si oscura ai bordi

senza motivo uccide di silenzi

e tutto attorno i profili scolora,

solo fuggire si vorrebbe verso campi d’orzo

biondi di luce

corrono per la mente voglie segrete

prendere un mezzo per il nulla

e sprofondare nella pace dei sensi.

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BINARIO 12                       a mia moglie

……………

Ricordo che eri incinta, quanti mesi?

Scesa dal treno, piedi gonfi, sorriso luminoso

come stai? c’è mia figlia lì dentro,

                cribbio, si può toccare?

               ci facciamo una pizza

      e a letto presto.

La gente ci guardava.

Il treno sonnecchiava stanco

la polvere sui vetri un filo d’olio colava sulla ruota,

un vociare assordante,

torrenti di valigie, ciabattare all’uscita, ogni tanto una voce:

io vi dico il binario voi trovate

 quello che vi serve,

altri mesi, passati tanti anni la mano nella mano

come sempre, amore.

Era la nostra gioventù caparbia.

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LAGUNA BLU

……………

Scuola finita, la parte migliore

dell’estate inizia ora

c’è libertà nell’aria,

si può passare la giornata a riva

trastullando pallidi desideri

coltivati in classe, addio vecchio latino, cipiglio

dei numeri primi e date della storia.

Ragazzo e una ragazza all’alba della vita,

quando toccarsi è tuffo sopra il cuore e nulla

viene a noia,

stanno al cinema insieme per godere

pause di silenzio. Sembra una condizione strana,

il battito continua

poi, all’uscita

colgono il tempo che è in attesa.

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SENZA PIU’ MEMORIA

……………

Tu sei nessuno se perdi

il patrimonio di ricordi che t’ha reso uomo,

stella sospesa nel cielo boreale,

un punto sulla terra è quanto resta

dell’insegna che avevi col cognome.

La bella gioventù, la donna cara, il calore dei figli

sono andati, come foglio bianco la tua mente

attende

un segnale che venga dal passato,

guardi il presente ma non hai riscontro

al canto degli uccelli, allo stormir del bosco

e la parola di chi non riconosci

sembra nuova

quasi fosse venuto su dal nulla

il pio lamento della cornamusa.

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LAVATO DAL RICORDO

…………..

Domani pioverà, lo dice il vento

se l’erba si è piegata al suo messaggio,

trema la foglia dell’ulivo ed il mio cuore

soffre

la pena di un’attesa che non dorme.

Vento dal monte ha sobillato il cielo,

lo ha contratto in acciaio, è perduta

la luna

nel fitto degli spettri, ha messo in fuga

la volpe, il tasso, i topolini che fanno gallerie

nell’erba.

Venga domani, poi domani ancora,

cancellerà la pioggia il tuo passaggio ed io

rinascerò lavato dal ricordo

forte

che m’incatena ai mali della terra.

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DISTACCO IMPROVVISO

……………

C’era una porta in fondo uscivano

rumori come di legni secchi, vetri rotti.

Dopo niente.

Una finestra debolmente apriva a un pallore di sole, non sapevamo che fosse

vita o morte.

La coscienza vagando in quel percorso

rimase prigioniera dell’oblio,

grido di luce ci si fece incontro,

non era naturale.

Forse eravamo passati ad altro mondo, ma

non si voleva.

Quando la porta aprimmo invitò

fuori

la voce era tornata e con essa il segnale,

fu facile chiamare e dire a casa

  • adesso tutto bene
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REDDE RATIONEM

……………

Tu non volevi la nostra sofferenza,

non hai messo in nota

quanto eravamo malformati

con un cervello grande un corpo dolorante.

Ci hai collocati in un giardino immenso

senza darci confini,

si doveva provare a numerare i passi

dal nulla all’infinito,

ma non c’è riuscito. Siamo rimasti a metà strada

e l’anima è incagliata.

C’è chi dice che ridi, forse è vero,

c’è chi dice che piangi, di sicuro

noi ti abbiamo deluso. Proviamo allora

 a raccontare, come fossimo accanto,

quanta pena ci viene dal sapere che un giorno

 dovremo ritornare e dirti

  • buona sera, siamo arrivati con la sacca vuota

     non portiamo doni. 

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RIVELAZIONE

……………

Poi, d’improvviso, seppi la parola

fui posseduto da una voglia smodata

di svelare ogni cosa con la voce

la paura ebbe un nome, il fuoco che bruciava,

discesa di marea sul crinale dell’alba.

Poi, non fu più possibile fissare il cielo con

occhi innocenti

poi, dissi il male senza protezione.

Poi, vidi te, sulla soglia del sole,

non trovai parole

che svelasse il tuo nome, era nascosto

fra pieghe dei capelli, o tessuto nella linfa dei pini?

Ti prego, dimmelo, così che lo ripeta.

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QUANDO TI FAI DEL MALE

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Non si vive con un cuore freddo

sarebbe come foderarsi d’ombre

sopra rocce taglienti,

chi amerebbe volersi tanto male?

Pure, quando la luce dello spirito si spegne

coperto dalle foglie del dubbio e non trovi

risposte che diano sollievo,

ti viene naturale di negarti al mondo,

respingere sdegnato

pensieri offerti per guarire,

vuoto rancore ciò che resta.

Correre su un sentiero che solo tu sai usare,

non dare nulla in cambio di un sorriso,

precipiti in un gorgo d’incoerenza, quando chiedi aiuto

ogni contatto umano ti è precluso.

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UNITA’ DI MISURA

…………..

Batte qualcuno al bordo di un bicchiere

per avere attenzione

dunque, ascoltate poi prendete nota

  •    non avete una vita di ricambio

non vi fate illusioni circa il dopo,

siete la sola luce finché dura

siete voi la misura delle cose.

Una menzione dolorosa, ci trovammo

in piedi, pallidi e seri, a contare le palle

sul biliardo già infilate in buca,

e quelle fuori?

Era sera nel bar che questo avvenne,

spessa di fumo una cortina

ci nascose il finale.

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FRAGILITA’

……………

Ebbe senso l’inverno?

Sparpagliò

grumi di bianco, grappoli di miseria

sopra una terra sorda che piangeva

il suo mantello verde,

attoniti guardammo

un sito nudo

schiacciato nella luce fredda.

Vento,

sentore di ghiaccioli,

niente pane,

sepolto fra i cartoni geme

un vecchio umano,

ci chiede appena il pizzico d’aiuto

per arrivare a primavera.

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DISSE IL POETA

……………

Ho guardato abbastanza i vostri occhi,

luci verdi

luci blu

nessuna luce

le vostre bocche cerchi sospesi.

Dove andate?

Misti agli oggetti amati, sazi

d’immagini

materia che si disfa

siete in attesa di scadenza.

Pure gridò il poeta: voi foste generati

per seguire virtude

e conoscenza.

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IL ROSARIO

……………

S’è accesa la terra del sangue versato,

un corpo che giace,

intorno la pace di splendido giorno

e nulla si chiede

lo svelto cipresso ruscella il torrente

e nulla lo ferma.

Se l’eco sonoro ha preso lo sparo

lo porti lontano a un cuore di donna

la donna che fila intanto che aspetta

che aspetta quell’uomo che giace per terra,

non canta ma prega

e dice il rosario

intanto che fila.

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CAVALCAVI UN SOGNO

…………….

Cielo notturno che produce sogni

mentre la luna ignara

copre d’argento il bosso e il ciclamino,

chiudi gli occhi bambino,

il tuo tempo verrà

e quella nave che prende la

tempesta sarà un vascello d’oro che s’appresta

a farti ricco

 e ciò che vuoi potrai gustare.

Tu darai un nome bello alla violenza, sarai fiero del grido della guerra

vivrai per far capitolare chi ti sia

nemico

ti schiferai del vuoto tempo antico quando la notte ti copriva lesta, ti portava lontano,

cavalcando un sogno.

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SANGUE SULL’ERBA

……………

C’era sangue sull’erba, il mondo

non apparve uguale

c’era un grido nell’aria

rappreso dentro nuvole stanche,

nulla fu come prima. Tardava la tempesta

a venire,

c’era attesa. 

Domani dissero le stelle, domani

sarà buio

il sangue oscura la luce

non ci sarà perdono e la tempesta non potrà lavare

le macchie sull’erba

che resterà distesa invocando la sera

quando le mani nel buio

perdono calore.

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PRIMO RISVEGLIO

……………

Un palpito basso, la valle si sveglia

un faro sul mare si spegne, lo scopo

dell’alba imporpora il cielo.

È presto per dire chi sono sinceri, voleva dormire, ma fuori l’attende groviglio di cose,

seduto, raccoglie i pensieri

adesso è già lesto

a mettere in fila propositi seri

lì palpa li guarda

gli sembrano veri,

stiracchia le membra

si reca nel cesso e arriva l’idea

tornare a dormire.

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SBOCCIO DI FIORI

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Essere cosa nuova

senza dolore, solo bellezza

vispi di sole,

ecco che ronza l’ape laboriosa

per il suo pedaggio,

vuole in cambio qualcosa la natura,

l’anima vostra succhia

la porta nella cella oscura

alla regina dei sapori, vi gettate in avanti

brividi forti lungo il gambo,

anche l’uccello al bosco corrisponde

con canto birichino, il suo piacere

spende.

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CANTO DEL MONDO

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Cupo suono per l’aria

non nasconde

il gemito dell’ora, se udite il mio dolore

non fuggite

ascoltate l’addio che manifesto

unico filo che mi lega a voi,

non sentirete più questa mia voce.

Altri nati verranno

altri suoni saranno a voi vicini, vi daranno gioia,

perché il canto del mondo non si spegne, rinnova

 al giro della ruota,

lieto produce nuova luce

cancellando memoria delle ombre.

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STECCO DI ROSE

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Silenzio del mattino

tra margherite e biancospino

senza un tuo cenno che mi venga incontro,

non ti conosco abbastanza per esserti amico,

nulla riveli.

Potrei perfino amarti, ti potrei mentire,

non serve che ti guardi, come stecco di rosa

affacci dal passato, nascondi

cosa potresti essere domani.

Finisco col pensare che non sei reale,

se questo da me vuoi

questo spiega il silenzio diffuso dal mattino.

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NOI CI SIAMO

……………

Se vuoi parlare in modo personale

ci devi raccontare i sentimenti

forti che hai provato,

devi dirci il coraggio, le paure,

i brandelli di sogno che hai lasciato.

Non ti faremo sconti, pure col nostro ascolto

ti daremo un saggio di quanto ci sei caro

e potrai riposare.

Come il faggio bagnato interno al bosco

luccica pianto sulle foglie e intanto coglie

il ristoro del vento.

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RABBIA

……………

Da sempre sono

solo

fra le voci,

chi mi guarda non

dice,

nessuno che mi ascolti.

Sussurro senza voce,

a volte grido nel

gelo dello spazio,

sempre solo.

Circondato

da minacce e spettri,

la parola è negata

il mio silenzio è rabbia.

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SAGESSE

……………

Sono uscito a comprare

la saggezza,

per favore, due etti

faccia il peso abbondante,

ma perché devo fare

questa scelta?

(voce interiore)

voglio restare sporco

e criminale,

deponete le armi

siete in pace,

(voce interiore)

provo a ingoiare

la saggezza non scende.

Esco a comprare

una bottiglia di vino.

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TRAPASSATO REMOTO

…………….

Se mi fermo a pensare poi mi tornano

lampi del passato

mio padre con gli occhiali che diceva piano

ma questo mondo è tutto da rifare

e masticava caramelle alla menta

mamma in cucina

che spennava un pollo lo tastava

di sicuro contava i soldi spesi

radi lampioni in strada

che ferivano il buio

e tanta pace nelle case borghesi

la stufa borbottava

compito faticato sul quaderno di bella

“racconta della tua famiglia”.  

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RAGAZZO IN CITTA’

……………

Ragazzo se pensi la campagna

adesso è fiorita la ginestra

il sangue di papaveri nel grano

e quel cielo potente

che ti piomba addosso

tu cerchi di scansarlo a piedi nudi

sguazzi nel fosso disturbando le rane

l’erba le canne di un verde che fa male

ti rintrona il silenzio nelle orecchie

fruscia la quaglia nella siepe

che del serpe teme

ragazzo che ti affacci alla finestra

grulla il cemento delle case a fronte

un sole sporco appanna la vista

la fatica del giorno pesa e non si scioglie.

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2 NOVEMBRE

…………….

Oggi si onorano i morti

ricevono i parenti al cimitero

fra le tombe scavate giù per terra

è cresciuta una torva insalata

ronzano insetti sospesi nell’aria

il lezzo dolce di petali marciti

altri si fanno una parlata a fior di labbra

era proprio una brava persona

se ne vanno sempre i migliori

altri provando una stanca preghiera

hanno fretta di pestare la ghiaia

per raggiungere casa

prima che scenda sera.

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IL MIO PRETE

……………

Il mio prete dicono che sia santo

ha calce sulla tonaca macchie d’unto

dice messa di prima mattina

per quattro vecchiarelle tremolanti

lui scava nel Vangelo le parole adatte 

per mostrare che il bene

vince sempre il male

soccorre i poveretti con le proprie mani

dice che Dio somiglia tutto a un padre

onesto generoso intento ad educare

una prole ribelle

sarà il mio prete un uomo santo?

ha la tonaca sporca

l’animo di fanciullo.

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LA NOSTRA AFRICA

…………….

Un mio zio è tornato dalla guerra

quelle fiorite dentro l’Africa

lui fa il dottore volontario

 dice che la miseria ruba vita ai bambini

venduti come schiavi

dice le donne fanno il pane quando finiscono gli spari

dice che i vermi mangiano le piaghe

di chi muore solo

dice le cose delle guerre sporche

mani tagliate e orecchie per mettere paura

elefanti abbattuti per le zanne

diamanti grezzi contro armi

e tanti occhi caricati d’odio per fare ancora sangue

dice se l’Africa si perde tutto il mondo scende

dentro un pozzo nero.

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SUL FIUME

…………….

I pioppi sul fiume si specchiano calmi

la barca sciaborda fra i giunchi

il cielo si veste di quiete

lo sparo improvviso

rimbomba

infrange cristalli e l’eco ripete

l’uccello che piomba nel fiume

annega la pace del luogo

 il cuore che ha perso il futuro si stinge.

Sei bella il mattino

Sei bella il mattino senza trucco

senza le ciglia finte

hai uno sguardo profondo puoi vedere ogni cosa

nella sua luce naturale farti un’opinione

che non sia artificiale

poi ti cattura il giorno ti mette a confronto

con troppe aspettative

ti stordisce di premi e punizioni

manda lampi il tuo sguardo d’ambizione

inizi a recitare

quanti passaggi hai per arrivare a dire

è questo il bello

il giusto che si deve fare?

la ciocca di capelli che ti cade in fronte

lesta la mano a ritoccare carminio sulle labbra

e l’armonia del corpo che ti esalta

mentre io ti penso ancora come fossi vera.

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BIMBO E LA LUNA

…………….

Un bimbo che guarda la luna

naso schiacciato alla finestra buia

non può raccontare ciò che sente

 non ha dominio di parole sue

ma l’emozione gli ribolle

lungo la spina dorsale giù fino ai piedi

contorce le dita vorrebbe immaginare

non sa disegnare con la mente

spinge allora la lingua in mezzo ai denti

piange una piccola lacrima si scuote

mette via l’impressione per quando sarà grande.

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INVERNO CONTADINO

……………

Odora di vino l’inverno di pane

di cenere densa la legna s’è scesa giù dalla collina

senza fissare i campi che hanno facce brune

senza mostrare compassione agli scheletri nudi

degli alberi

matite mostruose che fanno arabeschi alla nebbia

la legna raccolta con mani spellate dal gelo

caricata sul dorso dell’asino basterà la settimana

si fa covare il fuoco lo si soffia un poco

appena un poco che non svampi perduto

dal fondo del paiolo oggi polenta

se corre nel cielo segnale di furia

di neve

s’accorcia la cavezza all’asino ricoverato sotto la tettoia

la legna preziosa sotto un telo

un morso di pane nel vino la cenere calda solleva vapore

e crepa le mani protese.

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POMERIGGIO SULLA RIVA

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Ubriachi di sole e di luce

come lucertole fulminate nella vampa d’agosto

abbiamo lasciato alle spalle il mare

mangiava onde verdi le sputava alla sabbia

più avanti sulla destra un capanno coperto di frasche

frescura promessa

vendeva le birre su sbarre di ghiaccio frittura di pesce

merenda con pane di crusca cappelli di paglia

così s’è fatta giornata e l’ora calava

rubava sospiri

attorno svaniva rimbalzo d’allegre parole

lontane campane dell’avemaria chiamavano a cena. 

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INCHIODATO SILENZIO

……………

Inchiodato silenzio ad ascoltare

suoni densi dell’ora

cosa potranno rammentargli così forte

che rinuncia d’un tratto a respirare?

mentre l’eco si spende per le strade

svolge il cartoccio un calendario sta cercando il giorno

 torna il bottaio alla bottega sui fusti martella

l’’incurva

si sparge per l’aria odore di mosto

meccanici in tuta al lavoro che grida scintille

strimpella l’organetto un mendicante

stride il tramway sulle rotaie curve

un aeroplano solca il cielo scuote le persiane

un cane che si sgola abbaia di paura

cerchi di bimbi e uccelli frullano l’aria attorno

inchiodato silenzio

a ricordare.

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DONNE DI CITTA’

…………..

In città si vedono donne

che camminano sole

donne in pantaloni e tacchi a spillo

sembra che parlino al vento

ma in realtà tengono nello scollo

un piccolo microfono

nell’orecchio un ricevente nero

donne indipendenti

fanno girare montagne di denaro

mettono dispiaceri a molti maschi

tu puoi restare tu licenziato scordati il preavviso

sventole in tacchi a spillo e pantaloni

indossano occhialo esagerati

per nascondere l’anima.

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UN MATTINO, LA LETTERA

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Il sangue tuo il respiro

pulsare generoso della terra

ora che l’alba si risveglia attira luce

quando sciogli i capelli ti abbandoni

sopra coperte stropicciate e canti

ti risponde la piega della strada là dove

fruscia tra le foglie il vento

le raccoglie

quando poi le sparge sembra imitare la tua voce

un sussurro di cuore

sopra ciottoli lustri ecco il postino con la borsa piena

ti reca la mia lettera

pure ti vedo ogni linea ricordo del tuo corpo snello

dunque perché ti scrivo?

per carezzarti a lungo di parole, amore.

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