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PERIFERIE
……………
Niente soldi, schifo totale
viviamo confinati dentro al ghetto, cani morti,
immondizia tanta.
Volete che facciamo una
canzone?
Voi la chiamate rap
noi soltanto rabbia,
qui non ci sono scuole, il verde delle aiuole
l’ha bevuto il gelo
tanta immondizia nessuno la raccoglie.
Volete una canzone?
Non venite qua dentro, vi facciamo a pezzi, siete soltanto
scemi occidentali,
ora sentite come vi parliamo
siete maiali, vi faremo fuori!
Non ci mandate i vostri sbirri
abbiamo dei paletti, dei coltelli,
se li mandate non restate interi,
siete la nostra rabbia, vi gusta la canzone?
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ALLA FINESTRA
……………
Voglio tastare le tue braccia, il tuo collo
per essere sicura che mi ascolti
rientri dal lavoro
sempre stessa finestra
puoi vedere soltanto quel lampione
un quadrato di mondo
sempre uguale. Devi vivere
invece di sognare,
devi camminare, le stagioni cambiano,
prima verde poi oro bruno infine bianco
accecante.
Perdi i tuoi giorni,
fuori la finestra
quadro di mondo sempre uguale
al tramonto li prende
annega il tuo spazio interiore.
Ricorda,
vivere è una corda di ore.
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CONTRASTO NATURALE
……………
Farfalle, punti neri sulle ali
nella luce del tardo pomeriggio.
Il mondo visibile si accende
stormire di foglie, odore dall’erba,
cicale essenziali,
poi tutto scompare. Un nuvolone
assale campi innocenti
li spaventa.
La pianta dei fichi si nasconde, cavalieri rombanti
spaccano fulmini sopra il mondo curvo,
suono liturgico prepara la resa del giorno
un fumo di legna urtica l’aria,
l’assorbe,
rosso fuoco brucia pensieri immaturi
lascia graffi nell’anima.
La gobba della luna
affaccia pensierosa
chiede alla pianta della vite il segreto
per restare giovane.
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CIELO DI BARATTOLI
……………
Spuma di marciapiedi
tutto questo cemento sullo stomaco,
dov’è la mia città?
Polmoni verdi e la piazza centrale
trascorsi alla memoria. Niente
passaggi rastremano le case, solo strade
come nastri stravolgono lo spazio
e le botteghe che mandavano odori,
saponi e baccalà, scomparse nel banale. Finestre basse
si specchiano nel mare, succhiano ciò che resta
di reti e saporiti granchi, ma le angurie spaccate
a metà
sopra stecche di ghiaccio sono appena un riflesso
nella faccia del bar che strilla rosso e verde.
Un cielo di barattoli preme su tetti stressati dalla pioggia,
la vecchia cattedrale ha le ginocchia stanche.
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OTTOBRE IN CHIAROSCURO
……………
Oggi la nebbia
combatte con il sole, forse vince,
una malinconia ci assale che rimanda indietro
alle stanze del tempo.
Nessuno che ritorni sui suoi passi, dia conforto,
questo paesaggio che si oscura ai bordi
senza motivo uccide di silenzi
e tutto attorno i profili scolora,
solo fuggire si vorrebbe verso campi d’orzo
biondi di luce
corrono per la mente voglie segrete
prendere un mezzo per il nulla
e sprofondare nella pace dei sensi.
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BINARIO 12 a mia moglie
……………
Ricordo che eri incinta, quanti mesi?
Scesa dal treno, piedi gonfi, sorriso luminoso
come stai? c’è mia figlia lì dentro,
cribbio, si può toccare?
ci facciamo una pizza
e a letto presto.
La gente ci guardava.
Il treno sonnecchiava stanco
la polvere sui vetri un filo d’olio colava sulla ruota,
un vociare assordante,
torrenti di valigie, ciabattare all’uscita, ogni tanto una voce:
io vi dico il binario voi trovate
quello che vi serve,
altri mesi, passati tanti anni la mano nella mano
come sempre, amore.
Era la nostra gioventù caparbia.
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LAGUNA BLU
……………
Scuola finita, la parte migliore
dell’estate inizia ora
c’è libertà nell’aria,
si può passare la giornata a riva
trastullando pallidi desideri
coltivati in classe, addio vecchio latino, cipiglio
dei numeri primi e date della storia.
Ragazzo e una ragazza all’alba della vita,
quando toccarsi è tuffo sopra il cuore e nulla
viene a noia,
stanno al cinema insieme per godere
pause di silenzio. Sembra una condizione strana,
il battito continua
poi, all’uscita
colgono il tempo che è in attesa.
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SENZA PIU’ MEMORIA
……………
Tu sei nessuno se perdi
il patrimonio di ricordi che t’ha reso uomo,
stella sospesa nel cielo boreale,
un punto sulla terra è quanto resta
dell’insegna che avevi col cognome.
La bella gioventù, la donna cara, il calore dei figli
sono andati, come foglio bianco la tua mente
attende
un segnale che venga dal passato,
guardi il presente ma non hai riscontro
al canto degli uccelli, allo stormir del bosco
e la parola di chi non riconosci
sembra nuova
quasi fosse venuto su dal nulla
il pio lamento della cornamusa.
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LAVATO DAL RICORDO
…………..
Domani pioverà, lo dice il vento
se l’erba si è piegata al suo messaggio,
trema la foglia dell’ulivo ed il mio cuore
soffre
la pena di un’attesa che non dorme.
Vento dal monte ha sobillato il cielo,
lo ha contratto in acciaio, è perduta
la luna
nel fitto degli spettri, ha messo in fuga
la volpe, il tasso, i topolini che fanno gallerie
nell’erba.
Venga domani, poi domani ancora,
cancellerà la pioggia il tuo passaggio ed io
rinascerò lavato dal ricordo
forte
che m’incatena ai mali della terra.
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DISTACCO IMPROVVISO
……………
C’era una porta in fondo uscivano
rumori come di legni secchi, vetri rotti.
Dopo niente.
Una finestra debolmente apriva a un pallore di sole, non sapevamo che fosse
vita o morte.
La coscienza vagando in quel percorso
rimase prigioniera dell’oblio,
grido di luce ci si fece incontro,
non era naturale.
Forse eravamo passati ad altro mondo, ma
non si voleva.
Quando la porta aprimmo invitò
fuori
la voce era tornata e con essa il segnale,
fu facile chiamare e dire a casa
- adesso tutto bene
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REDDE RATIONEM
……………
Tu non volevi la nostra sofferenza,
non hai messo in nota
quanto eravamo malformati
con un cervello grande un corpo dolorante.
Ci hai collocati in un giardino immenso
senza darci confini,
si doveva provare a numerare i passi
dal nulla all’infinito,
ma non c’è riuscito. Siamo rimasti a metà strada
e l’anima è incagliata.
C’è chi dice che ridi, forse è vero,
c’è chi dice che piangi, di sicuro
noi ti abbiamo deluso. Proviamo allora
a raccontare, come fossimo accanto,
quanta pena ci viene dal sapere che un giorno
dovremo ritornare e dirti
- buona sera, siamo arrivati con la sacca vuota
non portiamo doni.
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RIVELAZIONE
……………
Poi, d’improvviso, seppi la parola
fui posseduto da una voglia smodata
di svelare ogni cosa con la voce
la paura ebbe un nome, il fuoco che bruciava,
discesa di marea sul crinale dell’alba.
Poi, non fu più possibile fissare il cielo con
occhi innocenti
poi, dissi il male senza protezione.
Poi, vidi te, sulla soglia del sole,
non trovai parole
che svelasse il tuo nome, era nascosto
fra pieghe dei capelli, o tessuto nella linfa dei pini?
Ti prego, dimmelo, così che lo ripeta.
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QUANDO TI FAI DEL MALE
……………
Non si vive con un cuore freddo
sarebbe come foderarsi d’ombre
sopra rocce taglienti,
chi amerebbe volersi tanto male?
Pure, quando la luce dello spirito si spegne
coperto dalle foglie del dubbio e non trovi
risposte che diano sollievo,
ti viene naturale di negarti al mondo,
respingere sdegnato
pensieri offerti per guarire,
vuoto rancore ciò che resta.
Correre su un sentiero che solo tu sai usare,
non dare nulla in cambio di un sorriso,
precipiti in un gorgo d’incoerenza, quando chiedi aiuto
ogni contatto umano ti è precluso.
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UNITA’ DI MISURA
…………..
Batte qualcuno al bordo di un bicchiere
per avere attenzione
dunque, ascoltate poi prendete nota
- non avete una vita di ricambio
non vi fate illusioni circa il dopo,
siete la sola luce finché dura
siete voi la misura delle cose.
Una menzione dolorosa, ci trovammo
in piedi, pallidi e seri, a contare le palle
sul biliardo già infilate in buca,
e quelle fuori?
Era sera nel bar che questo avvenne,
spessa di fumo una cortina
ci nascose il finale.
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FRAGILITA’
……………
Ebbe senso l’inverno?
Sparpagliò
grumi di bianco, grappoli di miseria
sopra una terra sorda che piangeva
il suo mantello verde,
attoniti guardammo
un sito nudo
schiacciato nella luce fredda.
Vento,
sentore di ghiaccioli,
niente pane,
sepolto fra i cartoni geme
un vecchio umano,
ci chiede appena il pizzico d’aiuto
per arrivare a primavera.
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DISSE IL POETA
……………
Ho guardato abbastanza i vostri occhi,
luci verdi
luci blu
nessuna luce
le vostre bocche cerchi sospesi.
Dove andate?
Misti agli oggetti amati, sazi
d’immagini
materia che si disfa
siete in attesa di scadenza.
Pure gridò il poeta: voi foste generati
per seguire virtude
e conoscenza.
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IL ROSARIO
……………
S’è accesa la terra del sangue versato,
un corpo che giace,
intorno la pace di splendido giorno
e nulla si chiede
lo svelto cipresso ruscella il torrente
e nulla lo ferma.
Se l’eco sonoro ha preso lo sparo
lo porti lontano a un cuore di donna
la donna che fila intanto che aspetta
che aspetta quell’uomo che giace per terra,
non canta ma prega
e dice il rosario
intanto che fila.
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CAVALCAVI UN SOGNO
…………….
Cielo notturno che produce sogni
mentre la luna ignara
copre d’argento il bosso e il ciclamino,
chiudi gli occhi bambino,
il tuo tempo verrà
e quella nave che prende la
tempesta sarà un vascello d’oro che s’appresta
a farti ricco
e ciò che vuoi potrai gustare.
Tu darai un nome bello alla violenza, sarai fiero del grido della guerra
vivrai per far capitolare chi ti sia
nemico
ti schiferai del vuoto tempo antico quando la notte ti copriva lesta, ti portava lontano,
cavalcando un sogno.
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SANGUE SULL’ERBA
……………
C’era sangue sull’erba, il mondo
non apparve uguale
c’era un grido nell’aria
rappreso dentro nuvole stanche,
nulla fu come prima. Tardava la tempesta
a venire,
c’era attesa.
Domani dissero le stelle, domani
sarà buio
il sangue oscura la luce
non ci sarà perdono e la tempesta non potrà lavare
le macchie sull’erba
che resterà distesa invocando la sera
quando le mani nel buio
perdono calore.
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PRIMO RISVEGLIO
……………
Un palpito basso, la valle si sveglia
un faro sul mare si spegne, lo scopo
dell’alba imporpora il cielo.
È presto per dire chi sono sinceri, voleva dormire, ma fuori l’attende groviglio di cose,
seduto, raccoglie i pensieri
adesso è già lesto
a mettere in fila propositi seri
lì palpa li guarda
gli sembrano veri,
stiracchia le membra
si reca nel cesso e arriva l’idea
tornare a dormire.
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SBOCCIO DI FIORI
…………….
Essere cosa nuova
senza dolore, solo bellezza
vispi di sole,
ecco che ronza l’ape laboriosa
per il suo pedaggio,
vuole in cambio qualcosa la natura,
l’anima vostra succhia
la porta nella cella oscura
alla regina dei sapori, vi gettate in avanti
brividi forti lungo il gambo,
anche l’uccello al bosco corrisponde
con canto birichino, il suo piacere
spende.
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CANTO DEL MONDO
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Cupo suono per l’aria
non nasconde
il gemito dell’ora, se udite il mio dolore
non fuggite
ascoltate l’addio che manifesto
unico filo che mi lega a voi,
non sentirete più questa mia voce.
Altri nati verranno
altri suoni saranno a voi vicini, vi daranno gioia,
perché il canto del mondo non si spegne, rinnova
al giro della ruota,
lieto produce nuova luce
cancellando memoria delle ombre.
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STECCO DI ROSE
…………….
Silenzio del mattino
tra margherite e biancospino
senza un tuo cenno che mi venga incontro,
non ti conosco abbastanza per esserti amico,
nulla riveli.
Potrei perfino amarti, ti potrei mentire,
non serve che ti guardi, come stecco di rosa
affacci dal passato, nascondi
cosa potresti essere domani.
Finisco col pensare che non sei reale,
se questo da me vuoi
questo spiega il silenzio diffuso dal mattino.
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NOI CI SIAMO
……………
Se vuoi parlare in modo personale
ci devi raccontare i sentimenti
forti che hai provato,
devi dirci il coraggio, le paure,
i brandelli di sogno che hai lasciato.
Non ti faremo sconti, pure col nostro ascolto
ti daremo un saggio di quanto ci sei caro
e potrai riposare.
Come il faggio bagnato interno al bosco
luccica pianto sulle foglie e intanto coglie
il ristoro del vento.
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RABBIA
……………
Da sempre sono
solo
fra le voci,
chi mi guarda non
dice,
nessuno che mi ascolti.
Sussurro senza voce,
a volte grido nel
gelo dello spazio,
sempre solo.
Circondato
da minacce e spettri,
la parola è negata
il mio silenzio è rabbia.
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SAGESSE
……………
Sono uscito a comprare
la saggezza,
per favore, due etti
faccia il peso abbondante,
ma perché devo fare
questa scelta?
voglio restare sporco
e criminale,
deponete le armi
siete in pace,
(voce interiore)
provo a ingoiare
la saggezza non scende.
Esco a comprare
una bottiglia di vino.
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TRAPASSATO REMOTO
…………….
Se mi fermo a pensare poi mi tornano
lampi del passato
mio padre con gli occhiali che diceva piano
ma questo mondo è tutto da rifare
e masticava caramelle alla menta
mamma in cucina
che spennava un pollo lo tastava
di sicuro contava i soldi spesi
radi lampioni in strada
che ferivano il buio
e tanta pace nelle case borghesi
la stufa borbottava
compito faticato sul quaderno di bella
“racconta della tua famiglia”.
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RAGAZZO IN CITTA’
……………
Ragazzo se pensi la campagna
adesso è fiorita la ginestra
il sangue di papaveri nel grano
e quel cielo potente
che ti piomba addosso
tu cerchi di scansarlo a piedi nudi
sguazzi nel fosso disturbando le rane
l’erba le canne di un verde che fa male
ti rintrona il silenzio nelle orecchie
fruscia la quaglia nella siepe
che del serpe teme
ragazzo che ti affacci alla finestra
grulla il cemento delle case a fronte
un sole sporco appanna la vista
la fatica del giorno pesa e non si scioglie.
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2 NOVEMBRE
…………….
Oggi si onorano i morti
ricevono i parenti al cimitero
fra le tombe scavate giù per terra
è cresciuta una torva insalata
ronzano insetti sospesi nell’aria
il lezzo dolce di petali marciti
altri si fanno una parlata a fior di labbra
era proprio una brava persona
se ne vanno sempre i migliori
altri provando una stanca preghiera
hanno fretta di pestare la ghiaia
per raggiungere casa
prima che scenda sera.
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IL MIO PRETE
……………
Il mio prete dicono che sia santo
ha calce sulla tonaca macchie d’unto
dice messa di prima mattina
per quattro vecchiarelle tremolanti
lui scava nel Vangelo le parole adatte
per mostrare che il bene
vince sempre il male
soccorre i poveretti con le proprie mani
dice che Dio somiglia tutto a un padre
onesto generoso intento ad educare
una prole ribelle
sarà il mio prete un uomo santo?
ha la tonaca sporca
l’animo di fanciullo.
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LA NOSTRA AFRICA
…………….
Un mio zio è tornato dalla guerra
quelle fiorite dentro l’Africa
lui fa il dottore volontario
dice che la miseria ruba vita ai bambini
venduti come schiavi
dice le donne fanno il pane quando finiscono gli spari
dice che i vermi mangiano le piaghe
di chi muore solo
dice le cose delle guerre sporche
mani tagliate e orecchie per mettere paura
elefanti abbattuti per le zanne
diamanti grezzi contro armi
e tanti occhi caricati d’odio per fare ancora sangue
dice se l’Africa si perde tutto il mondo scende
dentro un pozzo nero.
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SUL FIUME
…………….
I pioppi sul fiume si specchiano calmi
la barca sciaborda fra i giunchi
il cielo si veste di quiete
lo sparo improvviso
rimbomba
infrange cristalli e l’eco ripete
l’uccello che piomba nel fiume
annega la pace del luogo
il cuore che ha perso il futuro si stinge.
Sei bella il mattino
Sei bella il mattino senza trucco
senza le ciglia finte
hai uno sguardo profondo puoi vedere ogni cosa
nella sua luce naturale farti un’opinione
che non sia artificiale
poi ti cattura il giorno ti mette a confronto
con troppe aspettative
ti stordisce di premi e punizioni
manda lampi il tuo sguardo d’ambizione
inizi a recitare
quanti passaggi hai per arrivare a dire
è questo il bello
il giusto che si deve fare?
la ciocca di capelli che ti cade in fronte
lesta la mano a ritoccare carminio sulle labbra
e l’armonia del corpo che ti esalta
mentre io ti penso ancora come fossi vera.
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BIMBO E LA LUNA
…………….
Un bimbo che guarda la luna
naso schiacciato alla finestra buia
non può raccontare ciò che sente
non ha dominio di parole sue
ma l’emozione gli ribolle
lungo la spina dorsale giù fino ai piedi
contorce le dita vorrebbe immaginare
non sa disegnare con la mente
spinge allora la lingua in mezzo ai denti
piange una piccola lacrima si scuote
mette via l’impressione per quando sarà grande.
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INVERNO CONTADINO
……………
Odora di vino l’inverno di pane
di cenere densa la legna s’è scesa giù dalla collina
senza fissare i campi che hanno facce brune
senza mostrare compassione agli scheletri nudi
degli alberi
matite mostruose che fanno arabeschi alla nebbia
la legna raccolta con mani spellate dal gelo
caricata sul dorso dell’asino basterà la settimana
si fa covare il fuoco lo si soffia un poco
appena un poco che non svampi perduto
dal fondo del paiolo oggi polenta
se corre nel cielo segnale di furia
di neve
s’accorcia la cavezza all’asino ricoverato sotto la tettoia
la legna preziosa sotto un telo
un morso di pane nel vino la cenere calda solleva vapore
e crepa le mani protese.
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POMERIGGIO SULLA RIVA
…………….
Ubriachi di sole e di luce
come lucertole fulminate nella vampa d’agosto
abbiamo lasciato alle spalle il mare
mangiava onde verdi le sputava alla sabbia
più avanti sulla destra un capanno coperto di frasche
frescura promessa
vendeva le birre su sbarre di ghiaccio frittura di pesce
merenda con pane di crusca cappelli di paglia
così s’è fatta giornata e l’ora calava
rubava sospiri
attorno svaniva rimbalzo d’allegre parole
lontane campane dell’avemaria chiamavano a cena.
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INCHIODATO SILENZIO
……………
Inchiodato silenzio ad ascoltare
suoni densi dell’ora
cosa potranno rammentargli così forte
che rinuncia d’un tratto a respirare?
mentre l’eco si spende per le strade
svolge il cartoccio un calendario sta cercando il giorno
torna il bottaio alla bottega sui fusti martella
l’’incurva
si sparge per l’aria odore di mosto
meccanici in tuta al lavoro che grida scintille
strimpella l’organetto un mendicante
stride il tramway sulle rotaie curve
un aeroplano solca il cielo scuote le persiane
un cane che si sgola abbaia di paura
cerchi di bimbi e uccelli frullano l’aria attorno
inchiodato silenzio
a ricordare.
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DONNE DI CITTA’
…………..
In città si vedono donne
che camminano sole
donne in pantaloni e tacchi a spillo
sembra che parlino al vento
ma in realtà tengono nello scollo
un piccolo microfono
nell’orecchio un ricevente nero
donne indipendenti
fanno girare montagne di denaro
mettono dispiaceri a molti maschi
tu puoi restare tu licenziato scordati il preavviso
sventole in tacchi a spillo e pantaloni
indossano occhialo esagerati
per nascondere l’anima.
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UN MATTINO, LA LETTERA
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Il sangue tuo il respiro
pulsare generoso della terra
ora che l’alba si risveglia attira luce
quando sciogli i capelli ti abbandoni
sopra coperte stropicciate e canti
ti risponde la piega della strada là dove
fruscia tra le foglie il vento
le raccoglie
quando poi le sparge sembra imitare la tua voce
un sussurro di cuore
sopra ciottoli lustri ecco il postino con la borsa piena
ti reca la mia lettera
pure ti vedo ogni linea ricordo del tuo corpo snello
dunque perché ti scrivo?
per carezzarti a lungo di parole, amore.
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