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MANO NELLA MANO
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Mano nella mano
io bianco tu nera
la musica che ci porta via,
ci porta lontano
dove nessuno è stato,
dove nessuno andrà mai.
Corolle di fiori, esplodere felice
di champagne, tanta festa a questa nostra
gioventù che balla,
s’incontra, si guarda e s’innamora.
Io bianco tu nera.
Noi siamo la speranza del futuro
quando saranno insieme i nostri
mondi nei pensieri e negli atti
più profondi, quando la pace sarà piena,
quando vivremo un nuovo giorno
uomini e donne stesso sangue
stessa pelle.
Io nero tu bianca.
Io bianco tu nera.
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SEMBRAVI IMMORTALE
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Il torso di pietra,
la testa da leone
la voce da uragano,
sembravi immortale.
Pure avevi un nemico
piccolo, imprevedibile,
nascosto tra le pieghe dell’anima
e negli anfratti del pathos.
Nemico che non hai riconosciuto,
ti ha tradito.
La tua fierezza è svanita,
la violenza non puoi cavalcare
chiuse le praterie dell’Eros,
rimane una matita
a disegnare la furia che sei stato.
Resta di te ricordo duro
un cuore puro nulla può darti che non hai già preso.
Sembravi immortale,
non sapevi
anche le pietre hanno un punto debole
perché non sanno amare.
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BAGAGLI
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Sto facendo il riassunto degli anni,
non dovrei rimestare nei giorni perduti,
pesano come piombo d’officina.
Dove li ho spesi?
Nel fumo acre di ritrovi notturni,
fra volti sudati dei disperati della vita,
fra candele accese per scaldare illusioni,
fra umide lenzuola di una notte
fra rumori assordanti delle moto,
fra corse sfrenate,
fra parole accese e fragili certezze,
fra misteri irrisolti di vita e della morte,
dopo aver cercato invano un mondo più giusto.
Non voglio sporcare il riassunto,
ma non trovo altro importante e metto il punto.
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QUANDO LA NOTTE
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Quando la notte era notte
la luna dormiva i suoi sogni
su puffi di stelle,
a rose e alle viole
chiudevano gli occhi sorelle di prato,
le ombre calavano piano
sul bosco, sul nero del merlo,
quando la notte era notte.
La favola bella sgranava i racconti
dell’alto castello, il principe azzurro
correva a cavallo per fare giustizia dell’orco
calava le ali la chioccia le uova
covava per farne pulcini
il lupo tornava alla tana la preda
teneva fra i denti ancora fremente.
Quando la notte era notte
i lumi a petrolio venivano spenti
nessuno che osava le strade di terra,
se c’era un pensiero
veniva nascosto in luogo segreto
e tutto taceva
sperando che l’alba tornasse serena
tornasse la vita.
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AL FIUME
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Seguimi al fiume,
ragazzo, laggiù
fra l’erba intrisa di luce
ginestre si levano ritte
come spade,
le sponde sono verdi di rane
abbondano i vermi
per pescare.
Frescura il pomeriggio, sole duro
il mattino, tanto silenzio
per pensare in pace,
seguimi al fiume.
Ascolterò i tuoi occhi di latte
berrò le tue parole, nulla
accadrà tra noi che tu
non voglia.
Se l’azzurro del cielo ci vorrà scoprire
noi saremo nell’ombra del canneto
carezzando la pelle di velluto
che ti veste,
seguimi al fiume. Ragazzo
che ho cercato, ho visto contro
un tramonto intenso, non sapevo
il tuo nome, eri il pastore
leggendario che dal mito scende,
dall’Olimpo, dio biondo, con la verga
a guisa di serpente,
porti d’Apollo la baldanza, la bellezza di Venere.
Seguimi al fiume, nulla accadrà tra noi
che tu non voglia. Ragazzo, sei vero.
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