Poetry

Percorsi e parole

Augusto Galli

Dieci anni in poesia

2020 – Canto improvviso

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MANO NELLA MANO

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Mano nella mano

io bianco tu nera

la musica che ci porta via,

ci porta lontano

dove nessuno è stato,

dove nessuno andrà mai.

Corolle di fiori, esplodere felice

di champagne, tanta festa a questa nostra

gioventù che balla,

s’incontra, si guarda e s’innamora.

Io bianco tu nera.

Noi siamo la speranza del futuro

quando saranno insieme i nostri

mondi nei pensieri e negli atti

più profondi, quando la pace sarà piena,

quando vivremo un nuovo giorno

uomini e donne stesso sangue

stessa pelle.

Io nero tu bianca.

Io bianco tu nera.

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SEMBRAVI IMMORTALE

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Il torso di pietra,

la testa da leone

la voce da uragano,

sembravi immortale.

Pure avevi un nemico

piccolo, imprevedibile,

nascosto tra le pieghe dell’anima

e negli anfratti del pathos.

Nemico che non hai riconosciuto,

ti ha tradito.

La tua fierezza è svanita,

la violenza non puoi cavalcare

chiuse le praterie dell’Eros,

rimane una matita

a disegnare la furia che sei stato.


Resta di te ricordo duro

un cuore puro nulla può darti che non hai già preso.

Sembravi immortale,

non sapevi

anche le pietre hanno un punto debole

perché non sanno amare.  

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BAGAGLI

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Sto facendo il riassunto degli anni,

non dovrei rimestare nei giorni perduti,

pesano come piombo d’officina.

Dove li ho spesi?

Nel fumo acre di ritrovi notturni,

fra volti sudati dei disperati della vita,

fra candele accese per scaldare illusioni,

fra umide lenzuola di una notte

fra rumori assordanti delle moto,

fra corse sfrenate,

fra parole accese e fragili certezze,

fra misteri irrisolti di vita e della morte,

dopo aver cercato invano un mondo più giusto.

Non voglio sporcare il riassunto,

ma non trovo altro importante e metto il punto.

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QUANDO LA NOTTE

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Quando la notte era notte

la luna dormiva i suoi sogni

su puffi di stelle,

a rose e alle viole

chiudevano gli occhi sorelle di prato,

le ombre calavano piano

sul bosco, sul nero del merlo,

quando la notte era notte.

La favola bella sgranava i racconti

dell’alto castello, il principe azzurro

correva a cavallo per fare giustizia dell’orco

calava le ali la chioccia le uova

covava per farne pulcini

il lupo tornava alla tana la preda

teneva fra i denti ancora fremente.

Quando la notte era notte

i lumi a petrolio venivano spenti

nessuno che osava le strade di terra,

se c’era un pensiero

veniva nascosto in luogo segreto

e tutto taceva

sperando che l’alba tornasse serena

tornasse la vita.

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AL FIUME

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Seguimi al fiume,

ragazzo, laggiù

fra l’erba intrisa di luce

ginestre si levano ritte

come spade,

le sponde sono verdi di rane

abbondano i vermi

per pescare.

Frescura il pomeriggio, sole duro

il mattino, tanto silenzio

per pensare in pace,

seguimi al fiume.

Ascolterò i tuoi occhi di latte

berrò le tue parole, nulla

accadrà tra noi che tu

non voglia.

Se l’azzurro del cielo ci vorrà scoprire

noi saremo nell’ombra del canneto

carezzando la pelle di velluto

 che ti veste,

seguimi al fiume. Ragazzo

che ho cercato, ho visto contro

un tramonto intenso, non sapevo

il tuo nome, eri il pastore

leggendario che dal mito scende,

dall’Olimpo, dio biondo, con la verga

a guisa di serpente,

porti d’Apollo la baldanza, la bellezza di Venere.

Seguimi al fiume, nulla accadrà tra noi

che tu non voglia. Ragazzo, sei vero.

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