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LEGIONARI
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La danza delle mosche
è terminata
ora si può guardare con distacco
alla morte degli altri,
avevano dei figli,
delle madri?
Non saperlo vi lascia
soddisfatti
e il riflesso del fiume che il tramonto
colora un poco a sangue
culla lo sguardo
accarezza le armi.
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FUGGIASCO
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Su per la riva, erbe palustri,
arbusti
a ferire le mani.
Fiato spalanca obliquo
il senso della colpa
che sospende
dalla terra al cielo.
Scintillare di sole non ti giova,
graffi e di strappo sali,
sputi saliva,
non hai occhi a vedere
la poiana
che dal cerchio ti scruta.
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PROMESSA
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Apre la porta
un cieco
assaggia col bastone l’aria
e fiuta.
Immagini sfocate, paradiso
di luce,
il viso che non passa
quante cose contiene
la sua mente.
Niente la può scalfire.
Vede lontano e sente
una musica dolce, gli carezza
la guancia una promessa
vestita di sorriso.
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SETTEMBRE
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Onda smaniosa
che il mare travaglia
indossa collare
di schiuma,
la sabbia ne imbianca.
Si fanno vicini e
lasciano orme
due cuori
che battono assieme,
settembre bizzarro nell’aria disperde
manciate di sale.
Si prende
la buccia dei granchi,
il verde dei giunchi.
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PARTIGIANO
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Noi che eravamo assicurati dentro
non sapemmo
del fuoco, della sorte
di chi stava fuori.
Correva il partigiano
alla sua morte
sventagliando il mitra,
ignara primavera sussurrava
ai rami,
alle macerie nere,
ai buchi che sul corpo
le formiche univa.
Solo,
un cane
pisciava contro un palo storto.
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NATO DI DOMENICA
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Sono nato di domenica
sono cresciuto impressionato
dai santi,
mi domando perché
non ho trovato riscontri sufficienti
a spiegare
le mie debolezze.
Fanno parte di me
come le bugie
le carezze mancate,
i serpenti dentro i miei pensieri.
La prossima volta,
prometto,
nasco di lunedì.
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SUSSURRA LEGGERO
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Cavalcare le onde del mare
senza più esitare
senza paura degli abissi liquidi,
lo sguardo proteso in avanti
avanti alla riga sottile,
il cielo separa i colori
azzurro
azzurro più denso del mare
la vela lontana
si prende uno spicchio di sole
intanto che il vento s’arriccia
distende le braccia
cavalca le onde,
cavalca cavalca
sussurra leggero.
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GRUMO DI LUCE
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Quando uscirai dal corpo
anima
intelligenza
spirito divino,
o comunque ti chiami,
non avrai più nome
sarai un grumo di luce puntato
oltre il soffitto del cielo cha hai bucato,
vorrai correre presto
per unirti alla luce che da sempre risplende
di colori impossibili.
La galassia pallida al confronto
sfrigola un soffio,
l’eco rispecchia la quiete del cosmo
là dove il nulla immerge di silenzio.
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SOTTO GLI OCCHI
DELL’OCCIDENTE
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Non fosse che adesso è novembre
i grigi sono panni bagnati di nebbia
i tocchi dalla chiesa vengono smorti,
magari le campane hanno la tosse,
se tutto questo non premesse contro lastre di vetro
o sopra i ciottoli che furono casa di fredde lucertole
ci potremmo dire felici e contenti
del fatto che siamo ancora vivi, nelle stanze
cuciniamo, dormiamo con un tetto sulla testa
la festa mangiamo di grasso, dolcetto non manca.
Lo schermo ci porta le guerre in salotto
palazzi sventrati le strade divelte dal suolo,
i morti ridotti a fagotti, i cani gli uccelli che hanno paura
e la finanza ride.
Abbiamo le auto in elettrico, coltelli quanto basta
a uccidere ferire sfregiare questa civiltà moderna
che puzza di cancrena.
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RAGAZZA DI SERA
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Ricordi ragazza? uscivi la sera in compagnia
per balli e risate, le gambe fasciate in calze di nylon.
La mamma contava le ore diceva la preghiera, speriamo
che trovi marito,
alto istruito un padre di famiglia vero,
genero rispettoso,
per Natale gli farò una sciarpa all’uncinetto
un berretto di lana
poi, quando divento nonna, saranno cene buone
e mio marito brinderà al grappino.
Attenta ragazza, hai preso lo spray
al peperoncino?
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MILANO DA BERE
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Uscire per via con le mani in tasca
cuffiette bianche sopra le orecchie
manifesti giganti hamburger e Coca Cola,
fanno scintille azzurre le aste dei tramway
sopra l’asfalto che diventa nero,
lontana una sirena rende crudo il cielo.
Folla distratta dall’aperitivo sgomita parla ad alta voce
sveglia il barbone steso sui cartoni,
stende le gambe traverso al marciapiede
fissa smanioso un cane in cappottino poi sorride
per piacere alla gente.
Perentorio cartello appeso alla vetrina
“qui farina di grilli a chilometro zero”.
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