Poetry

Percorsi e parole

Augusto Galli

Dieci anni in poesia

2018 – In memoria

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LEGIONARI

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La danza delle mosche

è terminata

ora si può guardare con distacco

alla morte degli altri,

avevano dei figli,

delle madri?

Non saperlo vi lascia

soddisfatti

e il riflesso del fiume che il tramonto

colora un poco a sangue

culla lo sguardo

accarezza le armi.

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FUGGIASCO

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Su per la riva, erbe palustri,

arbusti

a ferire le mani.

Fiato spalanca obliquo

il senso della colpa

che sospende

dalla terra al cielo.

Scintillare di sole non ti giova,

graffi e di strappo sali,

sputi saliva,

non hai occhi a vedere

la poiana

che dal cerchio ti scruta.

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PROMESSA

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Apre la porta

un cieco

assaggia col bastone l’aria

e fiuta.

Immagini sfocate, paradiso

di luce,

il viso che non passa

quante cose contiene

la sua mente.

Niente la può scalfire.

Vede lontano e sente

una musica dolce, gli carezza

la guancia una promessa

vestita di sorriso.

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SETTEMBRE

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Onda smaniosa

che il mare travaglia

indossa collare

di schiuma,

la sabbia ne imbianca.

Si fanno vicini e

lasciano orme

due cuori

che battono assieme,

settembre bizzarro nell’aria disperde

manciate di sale.

Si prende

la buccia dei granchi,

il verde dei giunchi.

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PARTIGIANO

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Noi che eravamo assicurati dentro

non sapemmo

del fuoco, della sorte

di chi stava fuori.

Correva il partigiano

alla sua morte

sventagliando il mitra,

ignara primavera sussurrava

ai rami,

alle macerie nere,

ai buchi che sul corpo

le formiche univa.

Solo,

un cane

pisciava contro un palo storto.

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NATO DI DOMENICA

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Sono nato di domenica

sono cresciuto impressionato

dai santi,

mi domando perché

non ho trovato riscontri sufficienti

a spiegare

le mie debolezze.

Fanno parte di me

come le bugie

le carezze mancate,

i serpenti dentro i miei pensieri.

La prossima volta,

prometto,

nasco di lunedì.

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SUSSURRA LEGGERO

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Cavalcare le onde del mare

senza più esitare

senza paura degli abissi liquidi,

lo sguardo proteso in avanti

avanti alla riga sottile,

il cielo separa i colori

azzurro

azzurro più denso del mare

la vela lontana

si prende uno spicchio di sole

intanto che il vento s’arriccia

distende le braccia

cavalca le onde,

cavalca cavalca

sussurra leggero.

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GRUMO DI LUCE

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Quando uscirai dal corpo

anima

intelligenza

spirito divino,

o comunque ti chiami,

non avrai più nome

sarai un grumo di luce puntato

oltre il soffitto del cielo cha hai bucato,

vorrai correre presto

per unirti alla luce che da sempre risplende

di colori impossibili.

La galassia pallida al confronto

sfrigola un soffio,

l’eco rispecchia la quiete del cosmo

là dove il nulla immerge di silenzio.

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SOTTO GLI OCCHI

DELL’OCCIDENTE

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Non fosse che adesso è novembre

i grigi sono panni bagnati di nebbia

i tocchi dalla chiesa vengono smorti,

magari le campane hanno la tosse,

se tutto questo non premesse contro lastre di vetro

o sopra i ciottoli che furono casa di fredde lucertole

ci potremmo dire felici e contenti

del fatto che siamo ancora vivi, nelle stanze

cuciniamo, dormiamo con un tetto sulla testa

la festa mangiamo di grasso, dolcetto non manca.

Lo schermo ci porta le guerre in salotto

palazzi sventrati le strade divelte dal suolo,

i morti ridotti a fagotti, i cani gli uccelli che hanno paura

e la finanza ride.

Abbiamo le auto in elettrico, coltelli quanto basta

a uccidere ferire sfregiare questa civiltà moderna

che puzza di cancrena.

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RAGAZZA DI SERA

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Ricordi ragazza? uscivi la sera in compagnia

per balli e risate, le gambe fasciate in calze di nylon.

La mamma contava le ore diceva la preghiera, speriamo

che trovi marito,

alto istruito un padre di famiglia vero,

genero rispettoso,

per Natale gli farò una sciarpa all’uncinetto

un berretto di lana

poi, quando divento nonna, saranno cene buone

e mio marito brinderà al grappino.

Attenta ragazza, hai preso lo spray

al peperoncino?

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MILANO DA BERE

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Uscire per via con le mani in tasca

cuffiette bianche sopra le orecchie

manifesti giganti hamburger e Coca Cola,

fanno scintille azzurre le aste dei tramway

sopra l’asfalto che diventa nero,

lontana una sirena rende crudo il cielo.

Folla distratta dall’aperitivo sgomita parla ad alta voce

sveglia il barbone steso sui cartoni,

stende le gambe traverso al marciapiede

fissa smanioso un cane in cappottino poi sorride

per piacere alla gente.

Perentorio cartello appeso alla vetrina

“qui farina di grilli a chilometro zero”.

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